venerdì 28 ottobre 2011

novembre 2011

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motociclismo novembre 2011

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giovedì 6 ottobre 2011

panoramica Zegna


Milano Torino

MI-TO, è un classico del commuting extraurbano, spostarsi tra le due città del nord Italia non è complicato: con la A4, per esempio, sono 130 facili chilometri, in moto ci si mette un ora o poco più, certo nulla di divertente, solo “spostarsi” da A a B, anzi da Mi a To.

Andare a Torino per partecipare ad un evento Redbull al Lingotto, può diventare un viaggio lungo, divertente a tratti avventuroso, basta scegliere un itinerario adeguato, ed un mezzo adeguatamente inadeguato.

Passerò dodici ore su due obsolete piccole ruote da dieci pollici, su un due tempi di una vespa PX del 1985.

L’itinerario principale percorrerà la Strada panoramica Zegna.Si tratta di un percorso che circonda a nord la città di Biella, creando un semicerchio naturale che nei punti più panoramici, unisce una vista complessiva della pianura Padana da Torino a Milano, fino al limite sud delle Alpi marittime liguri e dell'Appennino piacentino.

Il panorama comprende almeno il 50% del corso del Po, mostrando, a est la grande piramide del Monviso , montagna da cui nasce.


Ermenegildo Zegna, imprenditore tessile biellese la volle e la fece realizzare negli anni 30.

L’inizio della panoramica è nei pressi dell’uscita dell’autostrada di Ghemme.

Per raggiungerla senza perder troppo tempo decido (ahimè) di prendere l’autostrada dei laghi, direzione aeroporto di Malpensa, poi con la “Gravellona Toce” si arriva in circa un ora e mezza a Ghemme.

Questi i tempi di un PX che urla in quarta marcia nella corsia di destra di una trafficata autostrada nei pressi di Milano; i suoi cento chili vengono costantemente sbattuti a destra e sinistra dalla scia degli altri veicoli in sorpasso, il vespone non è fatto per l’autostrada e le sue sospensioni hanno 26 anni…

Uso il trucco di legare l’unico zaino sul portapacchi anteriore, aumentando di poco il peso sul davanti, altrimenti scarsissimo sullo scooter. Vedo spesso la lancetta del tachimetro oscillare attorno alla cifra …90, uscita Malpensa…par di volar.

Cominciano le curve, ma prima bisogna far rifornimento, la miscela è al 2%, e il benzinaio mi avverte che son dieci anni che non la tiene, serve olio e misurino con le tacche, serve fare un buon lavoro, bisogna essere precisi, ne va della vita del pistone, delle fasce, dell’albero-pompa… insomma faccio del mio meglio con quanto trovo nel bauletto dietro lo scudo, mi ungo le mani e alcune gocce di olio finiscono attorno al tappo del serbatoio, sotto la sella, contribuendo a rendere più brillante quel pezzo di lamiera made in Pontedera.

La strada sale lungo i borghi che costeggiano il fiume Sesia, acqua nata dal Monte Rosa, il traffico sparisce definitivamente e lascia spazio a ciclisti e motociclisti (pochi) che godono come pazzi mentre danzano tra le curve su un asfalto imperfetto ma non male, riconosco motard mono e le solite endurone, confermo invece l’estinzione delle supersportive da weekend.

Arrivato a Pray,ho la prima brutta sorpresa: il panorama della panoramica non c’è. Oggi il panorama è assente, e la vista offre solo ed esclusivamente un “white screen”, schermo bianco.

Nuvole basse, definibili altrimenti come “nebbia” mi circondano non piove ancora ma le goccioline sulla visiera mi consigliano di indossare qualcosa di impermeabile sopra la giacca di pelle. Mannaggia mannaggia, urlerebbe Meda, nel cockpit di commento del motomondiale. Che sfiga.

Nessuna vista, resta la strada! Ora c’è solo da concentrarsi sulle curve, sulla guida, chissenefrega del panorama che questa strada prometteva, vedo curve, hanno raggi diversi e richiedono ognuna un trattamento diverso. Si frena coi tamburi, si imposta spingendo sul manubrio interno, si volta facendo scorrere le ruotine e si usa tutta la larghezza della corsia, che bello, basta poco per divertirsi.

Ora se non avete mai guidato una vespa classica, col cambio sul manubrio il motore a sbalzo sulla destra della ruota posteriore (che sbilancia tutto e lo fa procedere inclinata anche sul dritto)con circa 8 cavalli, sorriderete di quanto scrivo. La guida sportiva in scooter classico invece è una figata! Esiste! E con una Lambretta, è forse anche meglio….

Giungo a Trivero, tra pinete di abeti e nebbia, Trivero e tutte le sue frazioni sono il cuore dell’Oasi Zegna, una serie di attività che contemplano itinerari escursionistici nella natura. Ora si può scendere verso Biella oppure continuare nella parte più selvaggia e disabitata della panoramica, il tratto che porta alla Galleria Rosazza, lungo l'alta valle Cervo.

La strada per Rosazza (95 abitanti…) è stretta e sale con una serie decisa di tornanti, freddo e pioggia han perso ogni imbarazzo e si manifestano cattivi, vedo solo il bel guard rail in legno che protegge dallo strapiombo, son concentrato, un bmw gs 1200 mi viene incontro, rallenta e mi saluta con rispetto, il suo pilota non mi avrebbe nemmeno visto su altra strada ed in condizioni più easy. Seconda, terza, seconda, il motore perde qualche colpo, la carburazione è imperfetta dovuta alla quota, siamo ben sopra i mille metri.

La galleria Rosazza è un buco nella montagna a circa 1500 metri di altitudine. Si percorre a senso unico alternato. Riaperta dal 2007 mette in comunicazione due valli remote, ma soprattutto permette di raggiungere i due santuari, veramente impressionanti per dimensioni e contesto di San Giovanni Battista e Oropa. Comincia la discesa.

Dopo una breve sosta ad Oropa, per la foto di rito con vespa sotto il cupolone, si riprende a scendere, il bello è che la strada è ancora più precaria, e più stretta che durante la salita, dove pensavo di aver raggiunto il limite della strettezza e della poco frequentazione. Arrivo a farmi largo tra una mandria di mucche in trasferimento tra pastorelli e cani. Pazzesco saremo a meno di un ora da Torino, un vero viaggio nel tempo.

Qui l’itinerario si fa confuso e per raggiungere Ivrea si deve cercare la via per Andrate, contro ogni consiglio ricevuto da un paio di ciclisti locali, (che volevano a tutti i costi farmi scendere per Biella) mi trovo su un tratto di strada…sterrato. Ci mancava solo questa.

Nel 1980 una squadra di quattro vespa PX partecipò alla seconda Parigi Dakar, due di queste arrivarono fino a Dakar! Con in testa quell’immagine sbiadita vista dai cugini di “Motociclismo d’epoca” mi alzo in piedi sulle pedane, anzi sulla pedana e con circospezione, do gas.

L’escursione off road durerà quattro divertenti chilometri, le michelin dimostreranno un gran grip. Chapeu!

Raggiunta Ivrea con dei bei tornanti in discesa, mi aspettano gli ultimi noiosi chilometri di statale per Torino, via Chivasso.

Tornata nella civiltà la vespa torna ad essere un piccolo insetto, troppo piccolo e troppo lento, ma perfettamente a suo agio, tra i semafori.

Mentre la spingo nell’androne dell’ostello, vedo che son le 20, ero partito alle 8, sorrido, e strizzo l’occhio alle ruotine, ancora sporche di terra.